Il workshop è a carattere intensivo e finalizzato alla conoscenza teorico pratica del trompe l’oeil ogni allievo a fine corso sara’ in grado di produrne uno. In questo workshop gli allievi eseguiranno un lavoro del formato 100×70 e sperimenteranno le tecniche pittoriche per la realizzazione dei diversi soggetti e materiali , ovviamente essendo un corso intensivo e full immersion verranno usati solo colori all’acqua in modo da avere una rapida asciugatura. Il corso avrà una durata di 16 ore e sarà tenuto dal maestro Rosaria Cecere al quale sarà affiancato un assistente qualificato. Il workshop ha un costo € 150 Per chi si iscrive entro il 25 marzo 2013 sconto di €20 Verrà rilasciato attestato di partecipazione e a chi ne farà richiesta certificato per crediti formativi.
Nota biografica Rosaria Cecere Rosaria Cecere è nata a Salerno il 18 luglio 1966 e risiede in Aversa. Diplomata al Liceo Artistico di Aversa, ha poi conseguito il diploma di Corso di Specializzazione in Progettazione di Interni e Disegno Industriale. Laureandosi successivamente presso la facoltà di Architettura dell’Università agli studi di Napoli. Il suo nome figura iscritto nell’albo d’oro dell’Accademia di Merito, classe Arte, sezione Pittura. Attualmente ha un suo Atelier nella città di Aversa dove esercita la sua professione di maestro in pittura e decorazione. Collabora attivamente con Lineadarte Officina Creativa come artista e insegnante di Trompe l’oeil.
Programma:Sabato h.9 -13
Teoria:
– introduzione e brevissima presentazione del corso
– Breve conoscenza teorica sui materiali
Tele, pannelli, mobili o complementi di arredo, colore acrilico, medium e finiture
Attrezzi: pennelli, spugne e spatole;
Nozioni di Prospettiva
Sabato h 15-19
Pratica:
-realizzazione del disegno su tela a mano libera o con riporto( in base alle conoscenze e alle capacità dell’allievo ) Prima stesura di colore
Domenica mattina h.9-13
Pratica e teoria:
Completamento della decorazione e spiegazione dell’utilizzo dei materiali in base all’oggetto che si sta realizzando.
Domenica pomeriggio h. 15-19
Pratica e teoria:
Rifiniture e Finitura del Trompe l’oeil
Domenica pomeriggio h.19-20
Saluti e rilascio attestato di partecipazione.
Corredo didattico
Ogni partecipante dovrà esser provvisto di: matita bicolore rossa/blu, gomma, temperamatite, riga, tela 100×70, colori acrilici (bianco, giallo, rosso, blu, nero), pennelli piatti a setola morbida almeno tre misure diverse (esempio n.20, 12, 6, pennelli a punta sottile 2 e 0 , un pennello a setola dura, una spugna ) per chi possiede già dei pennelli porti quelli che già possiede . Per chi non possiede corredo didattico potrà usufruire di quello presente in sede , ovviamente previo avviso ad un costo di € 20.
Per info e contatti:corsi@lineadarte-officinacreativa.org telefono fisso 0815494271 Responsabile corsi Giovanna Donnarumma tel 3275849181 Via Raimondo De Sangro di Sansevero, Napoli (Cappella Sansevero)
Per più di cinquant’anni Riccardo Carbone ha visto Napoli dal mirino della sua macchina fotografica. Tutti i negativi che ha lasciato sono la registrazione fedele, giorno dopo giorno, delle gioie, delle passioni, dei dolori, delle speranze e delle ansie della città. Riccardo Carbone si definiva fotocronista: «Macchina in tasca, nervi a posto, un sorriso sulle labbra: me ne vado a caccia d’immagini d’attualità», così diceva raccontando il suo lavoro.
Possiamo immaginarcelo per le strade di Napoli, fotogiornalista del quotidiano «Il Mattino», a raccontare le trasformazioni negli anni della città. Ecco i fasti del Ventennio con i suoi riti del consenso, poi la guerra, la distruzione ed il drammatico dopoguerra. E, finalmente, la libertà e le prime elezioni politiche, la ricostruzione, la ripresa, la speranza che si risveglia, gli ammodernamenti e Napoli che si fa di nuovo bella.
Dopo il 25 aprile, con il ritorno della democrazia, in Italia è tutto un fiorire di iniziative editoriali. «L’Italia – scrisse Emilio Radius – è tutta da scoprire.» Nasce il fotogiornalismo moderno, e Riccardo Carbone è uno dei protagonisti. Spuntano piccole agenzie di cui il fotografo è spesso proprietario. Riccardo Carbone dà il suo contributo in questo fervore con la sua «Fotoagenzia Napoli», così come fanno Giulio Torrini che fonda a Firenze l’omonima agenzia, Carlo Riccardi a Roma o i fratelli Vincenzo e Guglielmo Troncone, sempre a Napoli, che scoprono e raccontano per i quotidiani la nuova Italia che sta nascendo.
Riccardo Carbone nacque a Napoli nel popolare quartiere Mercato il 17 aprile 1897. Abbandonò la facoltà di Chimica per limitarsi alla chimica della camera oscura. Fino a quando le ha utilizzate, preparava le lastre con la gelatina sensibile. Agli inizi degli anni ‘20 entra a far parte del «Mattino» di Eduardo Scarfoglio. È il figlio Paolo che lo assume con la qualifica, insolita per quei tempi, di «redattore fotografo», e a tutti gli eventi è accreditato come giornalista. Tale resterà fino al 1970. Morirà tre anni dopo.
Carbone inizia a fotografare il Fascismo con tutte le limitazioni e le censure che il regime imponeva alla stampa. Ne fissa i miti, le imprese, i fasti e le illusioni. Segue a Napoli la Casa reale, ma è sempre attento a fermare sulla pellicola ogni aspetto della Napoli del Ventennio, con tutti i suoi volti, quello borghese e colto (sua la foto di Vincenzo Gemito intento a modellare il busto di Raffaele Viviani) e quello della Napoli popolare e pittoresca che attrae il pubblico straniero. Sì fa presto il nome di fotografo attento e affidabile, e per la visita di Hitler a Napoli, il 5 maggio del 1938, benché ci fosse già una consistente “copertura” di fotografi e cineoperatori dell’Istituto Luce, il caporedattore del «Popolo d’Italia» con una lettera si assicura il contributo di Carbone, perché, spiega, «abbiamo necessità di un buon servizio fotografico, soprattutto sollecito».
Dal 1943 al 1945, nella Napoli occupata e poi bombardata, Carbone riduce l’attività. Il suo giornale viene chiuso. Lui è uno sfollato tra i tanti. Finita la guerra, però, si tuffa subito nel futuro della Napoli da ricostruire. Ai figli della lupa si sono sostituiti gli sciuscià affamati e cenciosi. Uno scatto dopo l’altro: ecco tutta la «Napoli Milionaria» di Eduardo, la Napoli della «Pelle» di Malaparte o quella raccontata da De Sica e Rossellini. Ma poi, vivaddio, ecco la città che, pian piano, si rimbocca le maniche, che costruisce: il nuovo aeroporto di Capodichino, per esempio, o il Palazzo Nervi della Ferrovia, il complesso industriale di Bagnoli.
Il lavoro è tanto. Spesso anche dieci servizi al giorno. Perché Carbone, terminato il lavoro per il giornale, continuava a fotografare cose lo colpivano per suo piacimento. Ha uno sguardo ampio, come le sue fotografie. Difficilmente si avvicina a meno di tre metri dal soggetto. Il primo piano è proprio raro.
Napoli è una miniera. La Leica (Per fortuna esiste la Leica! dirà) sostituisce le Rolleiflex e le Voigtlander. Ha bisogno di velocità. Napoli è in grande attività. Ci sono i grandi fatti di cronaca nera, c’è il vissuto quotidiano con i personaggi del popolo, ma ci sono anche i grandi nomi della cultura, dello sport, dello spettacolo, non solo napoletani o italiani ma anche stranieri, da fotografare e… dare al giornale.
A partire dagli anni Sessanta il porto di Napoli è lo scalo più importante per venire in Europa da Oltreoceano. E Carbone è lì quando attraccano i grandi transatlantici, pronto a fotografare: Stravinskij, Hemingway, Steinbeck, Charlie Chaplin, Liz Taylor, Rita Hayworth, Spencer Tracy e l’elenco potrebbe non finire più.
Quanto Riccardo Carbone ha lasciato è conservato adesso nell’Archivio che prende il suo nome. È tutto su una parete, in scatole numerate e allineate. Contengono i suoi negativi, minuziosamente catalogati. È un archivio vivo, perché poco alla volta, ogni singolo negativo viene digitalizzato e reso accessibile a tutti on line grazie al contributo di «Regesta» che ha già permesso di riversare sul web le prime 60 mila immagini dei 600 mila negativi, delle duemila stampe e di circa duemila lastre fotografiche che costituiscono il patrimonio lasciato dal fotografo. Tutto fa capo all’ «Associazione Riccardo Carbone», una Onlus presieduta dal figlio Renato. Ne fanno parte Letizia Del Pero e i cugini Federica e Giovanni Nicois. Renato ritrova il padre tutte le volte che scannerizza un fotogramma: «A 16 anni mi mise la macchina fotografica in mano svelandomi tutti i trucchi e i segreti del mestiere. Spesso mi portava con sé. Sono diventato fotografo così.»
L’Archivio è l’album di Napoli: «Avevamo un bene di famiglia, – dice Letizia Del Pero – ne abbiamo fatto un album di una famiglia più grande. È diventato adesso un bene di tutti». L’Associazione si è costituita nel 2016, ma soltanto di recente ha potuto beneficiare di un contributo, necessario per continuare il loro lavoro di salvataggio dell’archivio. Le hanno provate tutte, anche promuovere un crowdfunding al quale la gente ha risposto con generosità. Hanno scelto i social per farsi conoscere. «Abbiamo iniziato questo viaggio pensando fosse doveroso recuperare e restituire alla città un patrimonio unico. – dice Giovanni Nicois – Non credevamo di incontrare così tante persone disposte a darci una mano.»
È possibile “adottare” ad esempio singoli “servizi giornalistici “con un piccolo contributo ed anche acquistare stampe delle sue fotografie. Erano partiti con l’idea di salvare pellicole che col tempo potevano ammuffire. Oggi, con il catalogo on line, consentono di aprire uno scrigno che conserva una memoria di Napoli lunga cinquant’anni. Basta fare un clic. Proprio come faceva Riccardo Carbone.
Giovanni Ruggiero
[Questo articolo è apparso sul numero di novembre 2021
di FOTOIT, l’organo ufficiale della Federazione Italiana
delle Associazioni Fotografiche, diretto da Cristina Paglionico.]
Riccardo Carbone - Fotocronista a Napoli
Luci e ombre in Santa Chiara - Napoli, 1962
L'addio - Napoli, 1957
Il varo - Napoli, 1955
Eleganza napoletana 1953
scn_044_1208_006 Partenze di Ferragosto, Napoli 15 agosto 1953
Introduzione del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli
Dott. Ing. Luigi Vinci
L’esposizione “ablùens” di Daniele Galdiero si inserisce perfettamente nella logica di valorizzazione del territorio attraverso la realizzazione di eventi di elevato valore culturale all’interno degli spazi del complesso monumentale della Basilica di San Giovanni Maggiore.
La Basilica, ormai dal IV secolo d.c., sede spirituale nel cuore del centro storico partenopeo, oggi tornata all’antico splendore dopo gli interventi di restauro delle soprintendenze, è diventata nucleo pulsante del Centro Antico di Napoli grazie alle attività artistiche, culturali e sociali promosse dalla Fondazione Ordine Ingegneri di Napoli a cui è affidata in comodato d’uso dalla Curia di Napoli
La Basilica di San Giovanni Maggiore è uno dei complessi più articolati e affascinanti di Napoli, in cui le stratificazioni architettoniche, ma anche artistiche e spirituali sono immediatamente leggibili dagli studiosi ma anche dai tanti turisti che attraversano il centro antico della città.
Chiusa per 42 anni, la Chiesa è stata riaperta al culto il 16 aprile 2012, data di una rinascita spirituale e culturale che ha permesso nuovamente la visione delle tante testimonianze archeologiche, architettoniche e storico artistiche presenti in essa insieme a convegni, eventi, concerti ed esposizioni che ben si armonizzano con le caratteristiche proprie del luogo come nel caso della mostra personale di Daniele Galdiero.
Le immagini fortemente emozionali che formano il corpus della mostra si sono immediatamente inserite nel genius loci della Basilica, dando spazio alla unione di spiritualità diverse attraverso il potere emozionalmente purificatore dell’acqua e delle geometrie su essa riflesse.
Con questa esposizione abbiamo aggiunto, un nuovo tassello alla rivitalizzazione culturale del Centro Antico della nostra bellissima città e della sua comunità.
Premessa:
L’evento artistico “ablùens”, nasce in assoluta continuità con le precedenti riflessioni dell’artista in merito al ruolo dell’opera d’arte nel processo di trasmissione emozionale fra il creatore ed i fruitori.
La Basilica di San Giovanni Maggiore, sita nel cuore di Napoli, risulta perfetta per accogliere dal 4 al 24 giugno 2015 il nuovo progetto espositivo di Daniele Galdiero che vedrà esposte 25 immagini fotografiche di dimensioni variabili raffiguranti l’acqua ed i gioco della luce sugli oggetti specchiantisi sulla sua superficie in chiave astratta e multidimensionale.
Le immagini fotografiche, stampate su carta Metallic saranno sospese ad invisibili fili e “galleggeranno” sulla testa dei visitatori muovendosi con il fluire dell’aria spostata dai corpi in movimento e dalla ventilazione naturale creando, anzi “ricreando” il fluire liquido dell’acqua, elemento fondamentale per i particolari poteri benefici e terapeutici e simbolo trasversale di sacralità purificatrice.
Rita Esposito curatrice della mostra scrive di “ablùens”:
“Dinnanzi all’immagine si resta attoniti.
Come spesso accade nelle opere di questo artista, ciò che appare al primo sguardo, non è.
Visioni della realtà che, nella propria autenticità, inducono al surreale.
Un fondo grigio, come di fluido denso. Plumbeo.
Su di esso danza una superficie cromata, brillante, che cattura la luce la ingloba, la inghiotte, ne fa materia propria. E’ lama dentata, pettine d’acciaio, lucente corazza, che di volta in volta si deforma, si contorce, si assottiglia, diviene massa metallica compatta, impenetrabile, si mostra nitidamente alla vista per poi sottrarsi.
Gioca alle ombre con il suo alter ego nero, stessa matrice ma di colore, intensamente e profondamente, scuro.
Nulla è solo bianco o solo nero.
Un continuo passaggio di toni, un’altalena cromatica, dal bianco mai puro al nero mai assoluto e viceversa. Nella Vita come nella Fotografia.
Sembra raccontare dello sforzo dell’esistenza umana.
Ecco cosa ci racconta “ablùens” di Daniele Galdiero.
Ogni foto è il racconto di una esistenza, della sua salvezza, e in sé racchiude la forza e la potenza del riscatto. L’acqua non è più acqua. Il metallo non è più metallo.
Il riflesso della realtà fisica diviene immagine mistica.”
Il Corso vuole porsi in modo diverso da altri che introducono gli appassionati alla tecnica fotografica. Vuole infatti fornire, oltre alla basi per fotografare in modo corretto (sia in analogico che con tecnica digitale), anche indicazioni culturali e storica sulla fotografia intesa non come semplice pratica tecnica, ma come espressione dell’intelletto e come strumento di creatività. Il Corso si completerà con una mostra in cui tutti i partecipanti presenteranno una o più opere da loro eseguite su un tema indicato dal tutor.Tra gli argomenti trattati: La macchina fotografica analogica e digitale | Gli obiettivi | I tempi di esposizione| L’esposizione | I diaframmi | La luce | Il digitale | Storia della fotografia | La luce in studio | Elementi di fotoritocco (Photoshop).
Il corso avrà una durata di 30 ore complessive , ogni lezione sarà di due ore per un totale di 15 lezioni.
Le lezioni si terranno martedì e venerdì pomeriggio dalle 16 alle 18 presso Lineadarte Officina Creativa in Via Raimondo De Sangro di Sansevero 12, nel Centro Antico di Napoli ad eccezione delle uscite fotografiche e dello stage presso lo studio del fotografo professionista Stefano Wuzburger.
Il primo incontro introduttivo e gratuito si terrà in settembre in data e ora da stabilire presso Lineadarte.
Giornalista professionista, inviato speciale di un quotidiano italiano a diffusione nazionale. Ha iniziato giovanissimo l’attività giornalista e a fotografare. Si è così servito della fotografia per corredare i reportage realizzati in diversi Paesi del mondo. Ha tenuto lezioni di fotografia in diversi istituti, tra cui l’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli e l’Università di Architettura “Polis” di Tirana. Sempre in Albania ha tenuto le sue due ultime mostre fotografiche. Ha elaborato un linguaggio fotografico personale utilizzando la fotografia come uno degli elementi che compongono le sue installazioni. Ha scritto numerosi articoli di storia di fotografia. È laureato in Giurisprudenza alla “Federico II” di Napoli e in Lettere alla “Sapienza” di Roma.
Sabato 19 febbraio 2011 alle ore 18.30 presso Lineadarte Officina Creativa in Napoli inaugura la mostra fotografica Macrovisioni. La mostra è ideata da Paolo Vitale fotografo e art-curator napoletano vede protagonisti scatti fotografici dal rigore minimalista, dove fotografi operanti in vari paesi del mondo ci offriranno uno spaccato visivo di quella che è la la loro produzione artistica con una predilizione per gli ingrandimenti sostenuti. Fotografi protagonisti : Alessandro della Pietra, Andrè Gonçalves, Astrid Hoffmann, Claudia Nordino, Daniele Zaffonato, Donatella Muggianu, Elisabetta Perini, Enista (Riëtte te Loo), Francesco Boschi, Lida Arzaghi, Paola Pellegrino, Paolo Vitale, Paula França, Roberta Camilli, Ronny Medini. La mostra sarà visitabile dal 19 febbraio al 5 marzo 2011.
La mostra è ideata da Paolo Vitale fotografo e art-curator napoletano vede protagonisti scatti fotografici dal rigore minimalista, dove fotografi operanti in vari paesi del mondo ci offriranno uno spaccato visivo di quella che è la la loro produzione artistica con una predilizione per gli ingrandimenti sostenuti.
orario: lunedì-sabato 15-18.30 (possono variare, verificare sempre via telefono)